Da Techeconomy editoriale su #SCE2015

#SCE2015, Mochi Sismondi: Italia recuperi slancio sulle delle smart city puntando su dati e cittadini

Roma, 08/10/2015

di Mariangela Parenti

 La smart city non è tale se si sottovaluta l’importanza che hanno, nel rendere intelligente un ambiente urbano, il ruolo della conoscenza derivata dalla interpretazione dei tanti dati disponibili e la rilevanza dei cittadini che lo abitano. E’ con questo principio in mente, racchiuso nel titolo della quarta “Citizen Data festival”, che si svolgerà a Bologna dal 14 al 16 ottobre la quarta edizione della Smart City Exhibition. Una scelta precisa e mirata: ”ciascuna delle tre parole ha un significato preciso” ci spiega Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FORUMPA. “Citizen, perché la digitalizzazione dei processi, l’apertura dei dati, la gestione efficiente delle reti e degli ambienti interconnessi ci servono in quanto abilitano nuovi servizi per i cittadini e per le imprese e danno loro la possibilità di partecipare alle scelte e di condividere le soluzioni. Data, perché solo attraverso la produzione, la liberazione, e l’utilizzo efficace dei dati, le città e i territori sono in grado di gestire la complessità e di creare quindi capitale sociale e migliore qualità della vita. Festival, perché c’è bisogno che i protagonisti della data revolution facciano rete in ambienti informali e stimolanti in cui si incontrano i bisogni dei cittadini, le pratiche dei tecnici, le policy degli amministratori, le visioni degli esperti e le proposte del mercato.”

Un approccio a 360° al fenomeno che arriva in un momento di “stanchezza” in Italia, stanchezza, o forse abitudine, che rischia di vanificare le opportunità offerte al nostro territorio. “L’Italia è un paese che si innamora delle parole che usa e di cui abusa fino a stancarsene prima ancora che gli oggetti o i progetti che esse designano siano diventati realtà. È quello che rischia di accadere alle “smart city”: proprio ora che ci sarebbero, con la programmazione europea e con i bandi di Horizon 2020, anche un po’ di soldi sembra scemare l’attenzione non solo della politica ma spesso anche dei sindaci e, di conseguenza, delle grandi aziende tecnologiche.”

Purtroppo, nota Sismondi, anche sul tema delle smart city si è riproposto un limite tutto italiano, ovvero la capacità di  mettere in atto quanto deciso a livello di normativa. “Così sono passate senza risultati tutte le scadenze imposte dall’art. 20 del D.L. 179/12 “Crescita 2.0” e nessuno dei compiti che l’AgID aveva a norma di legge è stato espletato, nonostante gli sforzi di molti soggetti, ANCI in primis. Non abbiamo il Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti, né le “linee guida” né la piattaforma nazionale né tantomeno il famoso “statuto” con uno straccio di definizione di cosa deve garantire una città ai propri cittadini per essere considerata smart. Anche i tanti progetti finanziati dal MIUR (i bandi emessi a valere sul PON Ricerca e competitività della programmazione europea 2007-13 hanno destinato, in due riprese, quasi 1 miliardo di euro su azioni di ricerca riconducibili alle smart city) non sono diventati un “progetto- paese”. Quindi un gran lavoro è stato in buona parte vanificato dal susseguirsi di diverse responsabilità (pensiamo solo ai tre successivi direttori generali dell’Agenzia per l’Italia digitale che ha in carico l’operatività di questa politica) e dall’affievolirsi della spinta del governo centrale.”

Ma le città non per questo smettono di avere bisogno di essere smart:  “Non si può governare il territorio senza conoscerlo e non si può diventare una vera responsive city (ossia una città in grado di mutare e crescere sulla base delle esigenze misurabili dei cittadini) senza poter contare su una “cultura del dato” e sulle competenze per trasformare il dato grezzo in informazione, e l’informazione in decisione. Questa è la ragione per cui abbiamo deciso di dedicare la prossima edizione di Smart City Exhibition proprio al tema dei dati.”

Quello della potenziale vanificazione non è neppure l’unico dei problemi con cui ci si scontra. “Ne abbiamo parlato di recente con un grande esperto di dati come Enrico Giovannini, che ha moderato un convegno sul tema all’ultimo FORUM PA di maggio. Proprio Giovannini sottolineava come la PA detenga tantissimi dati che non vengono ancora resi accessibili e che potrebbero invece aiutare le scelte di governo. C’è ancora una differenza abissale tra le imprese che prendono ormai decisioni quasi in tempo reale e il settore pubblico ancora fermo a decisioni annuali. Giovannini ricordava infine come in Italia molto raramente l’impatto di una legge venga valutato ex ante, mentre in Australia o in Inghilterra, per esempio, non si può approvare una legge prima di averne valutato attentamente l’impatto usando dati e modelli. Insomma, da noi il ciclo di produzione dei dati non è ancora allineato al ciclo delle decisioni. Naturalmente anche in Italia abbiamo delle esperienze di eccellenza, realizzate sia da associazioni impegnate sul fronte della trasparenza che da amministrazioni, che puntano a mettere i dati a disposizione della comunità e ad utilizzarli per valutare le politiche e prendere decisioni migliori. Tra le associazioni, Openpolis negli ultimi anni ha messo in piedi progetti di grande valore, come Open parlamento. Passando alle amministrazioni, non possiamo non citare il lavoro fatto dal Dipartimento per le Politiche di Coesione con il portale OpenCoesione, e OpenCivitas, il portale open data realizzato da Dipartimento delle Finanze e smart SOSE.” Ma quello che manca è, possiamo dire, una consapevolezza e una cultura diffusa su questi temi.

L’appuntamento quindi è a Bologna per una tre giorni ricca di eventi, oltre 50 tra convegni, workshop e laboratori, tra cui il primo incontro nazionale degli Assessori all’Innovazione la presentazione del Rapporto ICity Rate 2015, un dibattito sul valore e il peso del capitale sociale nel settore dei servizi con il keynote di Robert Putnam, docente di Politiche pubbliche della Harvard University e autore del celebre testo “Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy”. E ancora un approfondimento sulle opportunità del PON Metro (Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020) “che con un bilancio di 892 milioni di euro punta a raggiungere obiettivi ambiziosi sui temi della coesione territoriale, della cittadinanza digitale, dell’innovazione sociale, della sostenibilità energetica ed ambientale.